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mercoledì 26 ottobre 2011

The Catalogue: Simple Minds/ New Gold Dream


Simple Minds è una di quelle band che emozionalmente
rispecchia meglio i fermenti intellettuali che hanno
caratterizzato musicalmente l’Europa agli inizi degli
anni 80.

 

Nasce a Glasgow, città in cui la echo punk
proveniente da Londra trova terreno fertile alla
propria diffusione.

 

Sempre influenzato dall’enorme carisma di Jim Kerr,
l’ensamble scozzese, stilisticamente, trae spunto però
dagli insegnamenti dei Kraftwork, dei Roxy Music e del
migliore Bowie, più che dalle icone punk imperanti in
quei tempi.

 

Life in a Day, primo album pubblicato nel 1979,  propone
un avvolgente miscuglio di suoni ossessivi ed atmosfere
romantiche.

 

Eleganza estetica ed uno spiccato senso melodico sono
componenti  sempre presenti nella musica dei  Simple Minds.

 


Il primo periodo creativo del gruppo si chiude idealmente
con il passaggio alla Virgin, nel 1981; proprio in questi
anni vengono pubblicati Sons and Fascination e Sister
Feelings Call.

Il risultato, anche se impreziosito dalla produzione di
Steve Hillage, è comunque acerbo e lontano dai momenti
più felici del complesso britannico.

E’ con New Gold Dream, nel 1982, che l’attuazione finale
delle sperimentazioni di Kerr e compagni, tocca gli apici
di una maestosa liricità espressiva.

La musica dell’album è definibile come un   sofisticato
synthpop e  caratterizzata dalla fusione
di un sound ora  tenue ed onirico, ora cupo ed ancestrale.


Con quest'opera i Simple Minds danno vita ad ammirevoli
armonie barocche, a volte imputabili di  una pochezza  di
contenuti intellettuali, anche se  sempre  rilucenti di
una smagliante perfezione esteriore.

 

Benchè meno curato e piu` banale, Sparkle In The Rain, 1984,
finisce per essere anche piu` efficace, forse proprio perche'
rinuncia alle ricercatezze formali.

 

Prende vita una differente sezione ritmica che propone
l'incedere tempestoso di Up On The Catwalk e Speed Your
Love To Me ; ossia meno pensiero, ma piu` azione.

 

I brani pacati, Waterfront, e soprattutto East Of Easter,
hanno modo di mettere in mostra qualita` piu` drammatiche ed
intense , in cui Kerr sfiora l'enfasi di Bono. Le percussioni
rubano la scena al resto, deteriorando a lungo andare il
delicato equilibrio che era il segreto e la specificità
del quartetto scozzese.


Tutto quello che avviene dopo, da Street Fighting Years
all’ultimo Black and White, non rende, purtroppo, onore
alla storia di un gruppo che pure è riuscito, anche se in
modo discontinuo, a dare vita a tanti momenti degni di
essere trascritti in un ipotetico libro dei fatti che hanno
accompagnato la storia un’intera generazione.

 

Simple Minds smette di essere una vera band, mostrandosi,
invero, logora ed incapace di dare senso alla propria
esistenza artistica. Black and White, ultimo lavoro del
2005, è un prodotto privo di significato. 



Meglio tornare indietro nel tempo, sulle note di New Gold
Dream; certamente può ancora essere piacevole.






 


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