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lunedì 17 ottobre 2011

A Dangerous Method- Regia: David Cronenberg

Interpreti: Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen,
Vincent Cassel, Sara Gadon, Katharina Palm, André Dietz, Andrea
Magro, Bjorn Geske, Christian Serritiello.
Durata: h 1.33 Nazionalità: Gran Bretagna, Canada, Germania 2011
Genere: drammatico


Cronenberg ci ha abituati ad un Cinema nervosamente psicologico,
cerebrale, convulso, decisamente viscerale e strettamente
legato ad una certa "ossessione per la carne", e lo ha sempre
fatto in maniera magistrale, senza dare adito ad avarizia alcuna;
questo suo ultimo lavoro, invece, spiazza proprio per la sua
inaspettata linearità. "A Dangerous Method" è un film storico e
prettamente teorico, tanto da esternare una vena di estrema algidità
clinica, che ripercorre un tema molto caro al Regista,
visti i suoi precedenti, la psicoanalisi.
 

Seguiremo, quindi, la messa in atto del metodo Freudiano, da parte
dello svizzero Carl Gustav Jung, e le vicissitudini della futura
psicoanalista russa, Sabina Spielrein (Keira Knightley), entrata
inevitabilmente in contatto con i due fronti di pensiero, contrari
ed affini, che, nei primi del '900, apriranno un'immensa porta al
mondo della Scienza.
 

Gli endoscopici ed eccelsi dialoghi, sulla quale è imperniata la
pellicola, e la staticità delle riprese, allontanano il prodotto
da un pubblico eterogeneo, circoscrivendolo ad uno spettatore più
attento ed interessato al tema.
 

Un notevole dubbio scaturisce dalle interpretazioni, in particolare,
nella duplicità della Spielrein. Certamente egregia è l'esecuzione
della Knightley prima che il turbolento Jung (Michael Fassbender)
applichi su di lei il metodo Freudiano, dimostrando d'essere
un'attrice ben più dotata di quanto c'abbia mostrato la Disney
con i suoi stanchi galeoni Caraibici; appare, invece, sottotono
e monocorde una volta emersa a nuova vita. Poco convincenti
Fassbender e Mortensen- il quale sfoggia un Freud quantomai anonimo-.
In definitiva, il poco sentito "A Dangerous Method", intaccato
ulteriormente da un fare ingiustamente frettoloso, convince a tratti e,
pur mostrandosi particolarmente attento agli avvenimenti storici,
si piazza come uno dei punti più anonimi della cinematografia
"Cronenberghiana".
 

Poco Cronenberg troppo Faenza ("Prendimi l'Anima").

Voto: 5½

Vik

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